La maglia per il 2016 dell’Islanda di Erreà è un best seller
Ci sono delle similitudini interessanti tra il Leicester, campione della Premier inglese, e l’Islanda arrivata ai quarti di finale di Euro 2016. Sia la città britannica che l’isola nordica hanno una popolazione di circa 300mila abitanti. Tutte e due hanno la maglia blu. Ma non solo. Come per la divisa introvabile del Leicester in primavera anche la maglia dell’Islanda sta diventando un pregiato pezzo da collezione.
Come abbiamo scritto qualche mese fa Puma ha ufficialmente risposto che le maglie del Leicester per la stagione 2015-16 erano andate esaurite nell’unica fornitura contrattualizzata dalla sponsorizzazione tecnica. Il club non ha fatto richiesta di nuovi stock e la maglia è andata esaurita.
Per quanto riguarda la maglia dell’Islanda di Erreà per Euro 2016 la stima fatta da Erreà ha preso in considerazione la capienza dello stadio di Reykjavík moltiplicato per tre: lo scrive il sito di Bloomberg, in un post dedicato alla vicenda, citando il general manager della Sport Company Ehf, il distributore ufficiale della nazionale islandese Thorvaldur Olafsson. “Le richieste sono tantissime come per il Leicester e non riusciamo stare dietro alla domanda per questo non sono più disponibili sul sito”, ha spiegato Olafsson.
Ma le nuove forniture di maglie sono state spedite ai negozi. L’impennata maggiore di ordini, dopo la gara degli ottavi di finale vinta contro l’Inghilterra. L’azienda italiana Erreà riesce a tenere botta grazie a due siti produttivi che le permettono di agire in autonomia senza aspettate i container con le maglie dall’Asia.
“Siamo molto contenti per l’Islanda – ha detto la responsabile del marketing di Erreà Rosa Sembronio a Repubblica – ci stanno telefonando da tutto il mondo. È una bella storia, fatta di passione. La storia di un calcio pulito, di una squadra dove non ci sono palloni d’oro e grandi campioni, ma che con la determinazione riesce a raggiungere gli obiettivi. E ci piace vedere che giochi divertendosi”.
“Lavoriamo 24 ore al giorno tutta la settimana e ogni giorno spediamo le maglie pronte ai negozi — spiega l’export manager di Erreà Fabrizio Taddei a Bloomberg –. Il nostro vantaggio è che siamo anche produttori e riusciamo a stare dietro a quasi tutte le domande ma non nego che al momento ci sia un po’ di caos”. Il caos inteso come ovviamente lavoro serrato per rispondere alle richieste.
Il paese che ne ha chieste di più? La Scozia e non solo dopo il ko rifilato dagli islandesi all’Inghilterra. C’è anche un’altra curiosità legata agli scozzesi: la famosa danza definita come “vichinga” con i giocatori che applaudono con il pubblico sugli spalti a fine partita non è un’invenzione dei giocatori islandesi (magari ripresa da antichi riti), ma la stessa che usano i fan del club scozzese Motherwell, i Bois, sulle note della canzone “Since I Was Young” come scrive il Mail Online.
Come è finita questa usanza in Islanda? Dai tifosi della squadra islandese dello Stjarnan impegnata in un preliminare di Europa League contro il Motherwell: l’usanza così è arrivata in Islanda e poi a sua volta portata in Francia per celebrare la nazionale. E diventata virale.
“Ma molte richieste per le maglie sono arrivate anche dalla Danimarca e dalla Groenlandia e se la gente in Groenlandia chiede le maglie da calcio dell’Islanda allora vuol dire che sta succedendo davvero qualcosa di speciale”, ha detto ancora Olafsson di Sport Company Ehf.
I dirigenti di Erreà hanno puntato sulla Ksi, la federcalcio islandese, nel 2002. Alla vigilia di Euro 2016 i colossi mondiali del settore — scrive l’Ansa in un comunicato — hanno cercato di accalappiarsi le magliette islandesi ma la federazione di Reykjavík ha tenuto fede agli accordi. E se dopo l’Europeo qualche grosso marchio si facesse avanti per strappare l’Islanda all’azienda italiana? “Sfortunatamente nel calcio può succedere di tutto ma mi piace pensare che un contratto sia sempre un contratto”, ha concluso Taddei.
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