I cognomi islandesi maschili sono molto semplici: al nome del padre si aggiunge il suffisso -son (per le donne al nome del padre si aggiunge -dottir). In pratica la regola è quella dei patronimici: “figlio di” e “figlia di”.
Per questo motivo sulla maglia dei giocatori della nazionale di calcio dell’Islanda i cognomi finiscono tutti in “son”. Ma c’è un problema che emerge alla vigilia di Euro 2016, il primo campionato europeo con anche la piccola nazione scandinava diventata una solida realtà calcistica (qui un articolo del Guardian in inglese davvero completo di informazioni e aneddoti).
Gli studenti hanno fatto un appunto alla federcalcio locale in occasione del lancio delle nuove divise per l’Europeo di calcio: al posto dei cognomi(che cognomi abbiamo scoperto non sono) usare i nomi dei calciatori come vuole la regola nazionale islandese. Sulla schiena i calciatori islandesi non hanno un nome riconducibile a loro, ma al padre.
Per esempio Gylfi Þór Sigurðsson, che gioca nello Swansea, ha scritto sulla schiena Sigurðsson mentre la il suo nome è Gylfi Þór. Stesso discorso per la cantante islandese più famosa del mondo: Björk non è un nome d’arte ma semplicemente il primo nome di Björk Guðmundsdóttir, cioè la figlia di Guðmund.
Ci sono le eccezioni come il caso di Eiður Smári Guðjohnsen che il 24 aprile 1996 ha debuttato in nazionale sostituendo il padre Arnór Guðjohnsen nel secondo tempo di un’amichevole tra Islanda ed Estonia. Perché Eiður Smári non si chiama Arnórson? Perché il cognome della famiglia Guðjohnsen è di origine danese e dunque è un eccezione: ha ottenuto il riconoscimento legale dall’anagrafe islandese.
Cosa succederà alle nuove maglie dell’Islanda per Euro 2016 prodotte dal brand italiano Erreà? Nell’aria c’è profumo di sorpresa: online una petizione da firmare per fare pressione sulla federcalcio e ristabilire la tradizione dei patronimici.
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