Lo sponsor tecnico degli Azzurri estende e rafforza il contratto già in essere con la Figc fino ai Mondiali del Qatar.
La notizia era nell’aria e ora è arrivata l’ufficialità: Puma e la Figc hanno esteso l’accordo di sponsorizzazione prolungandolo dal 2018 al 2022. La partnership iniziata nel 2003 durerà almeno 15 anni ed è una delle più lunghe nel panorama del marketing sportivo. Ma c’è un sacco di gente che non ci sta e i tifosi hanno protestato: meglio un cambio con sponsor con Nike, adidas o un marchio italiano.
Il calcio italiano — a parere di questo blog — non deve ridurre il commento della notizia a un fatto estetico (maglia bella, maglia brutta), ma esaminare i contorni di un accordo importante tra una federazione calcio in declino (ultimi due mondiali e prossima uscita dalla top 10 del ranking Fifa) e un marchio di portata mondiale come Puma.
Nike e adidas in Europa sono già a posto e non hanno spazio per aggiungere gli Azzurri, Umbro e marchi italiani (Macron ed Erreà per solidità aziendale) non hanno la liquidità di Puma per onorare un contratto comunque oneroso in un Paese, come l’Italia, che per quanto riguarda le vendite del merchandising sportivo è fermo al palo da sempre.
Se vogliamo vincere i Mondiali in Qatar nel 2022 abbiamo bisogno di programmazione e investimenti. Puma li garantisce oltre ad assicurare alla Federcalcio che maglie e altro materiale griffato Figc sarà distribuito in tutto il mondo soprattutto durante i prossimi eventi calcistici internazionali (Euro 2016 e 2020, Mondiali 2018 e 2022).
Un esempio? Il marchio Sergio Tacchini con il tennista serbo Novak Djokovic che una volta arrivato al top non aveva le sue divise distribuite dallo sponsor tecnico durante i tornei dello Slam a causa di problemi di distribuzione. Djokovic ora è con il gigante giapponese Uniqlo, che ha le collezioni in vendita in contemporanea con Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open.
Fantasticare è giusto per ogni tifoso, ma poi bisogna tornare con i piedi per terra. Il calcio è un business globale e in quel contesto bisogna farsi trovare pronti. La Figc e la Nazionale non sono pronti e hanno bisogno di un aiuto economico e manageriale. Al momento Puma è il miglior partner disponibile della Nazionale. Gli Anni 80 con Diadora sono finiti e non torneranno: lo si era già capito ai tempi di Kappa, quando a fatica si vedevano in vendita nei negozi le maglie Kombat.
Puma e l’Italia del calcio, binomio nato nel 2003
Iniziamo da un po’ di recente storia della partnership tra Puma e la Federcalcio italiana. L’accordo è stato firmato nel 2002 con inizio nel 2003. Gli Azzurri erano reduci dal Mondiale di Corea-Giappone con l’eliminazione agli ottavi da parte dei sudcoreani con annesse polemiche per l’arbitraggio di Moreno. Lo sponsor era Kappa che, dalle qualificazioni dell’Euro 2000, aveva preso il posto di Nike. La Figc nel post-Mondiale 2002 era alla ricerca di uno sponsor tecnico di profilo globale per essere “più tutelata” dalla Fifa e presente nei negozi durante l’evento (distribuzione insufficiente per Kappa si diceva ai tempi).
Il culmine del binomio ai Mondiali di Germania 2006 con Puma che firma le divise degli Azzurri campioni del mondo a Berlino. Prima volta per il brand tedesco che vince in casa degli storici rivali di adidas (che si rifaranno con Spagna e Germania nelle edizioni successive) e lasciandosi alle spalle Nike (che con il Brasile aveva trionfato nel 2002).
Tante anche le delusioni per Puma con l’Italia del calcio a partire dal primo Euro 2004 chiuso alla fase a gironi (con l’ombra del biscotto tra Svezia e Danimarca per eliminare gli Azzurri), il ko con la Spagna ai quarti di Euro 2008 e le due eliminazioni ai gironi dei Mondiali 2010 e 2014. Le soddisfazioni? La finale di Euro 2012 persa con la Spagna e la semifinale di Confederations Cup nel 2013.
Figc, Nazionale calcio e Puma insieme fino al 2022
Facciamo un po’ di conti. La Figc prende da Puma in qualità di sponsor tecnico delle nazionali azzurre circa 18 milioni di euro l’anno. Il contratto con scadenza 2018 (Mondiali in Russia) è stato prolungato fino al 2022 (Mondiali in Qatar). La cifra è riportata da Sporteconomy.it, sito specializzato in marketing dello sport e notizie di carattere economico-politico. Al direttore Marcel Vulpis impossibile non chiedere un commento alla notizia del prolungamento del contratto di partnership tra Figc e Puma.
“Le condizioni economiche sono legate anche al basso impatto del mercato italiano del merchandising rispetto ad altri mercati internazionali, tipo Regno Unito — ci spiega Vulpis –. Il tifoso italiano non ha cultura sportiva e acquista il capo solo quando vince la Nazionale. In più l’Italia dal 2006 ha avuto un trend decrescente imbarazzante a livello sportivo”. “La nota positiva è l’abbinamento con l’immagine vincente di Antonio Conte”, ha poi aggiunto Marcel Vulpis.
Puma aiuta la Figc a pagare il contratto del ct Conte con 2 milioni netti l’anno per lo sfruttamento dell’immagine del commissario tecnico degli Azzurri e, in caso di qualificazione a Euro 2016, un milione nel biennio. Insomma, lo sponsor tecnico fornisce materiale per tutte le Nazionali, aiuta a pagare lo stipendio del ct e vuole sostenere una serie di progetti per il rafforzamento commerciale su scala globale dell’immagine della Federazione e delle Nazionali e per la crescita del sistema calcistico di base.
“Il prolungamento di questa storica partnership con la FIGC è estremamente importante per Puma, e segna un nuovo e decisivo passo avanti verso il nostro obiettivo di diventare il ‘marchio più veloce del mondo’”, ricorda Björn Gulden che è il direttore generale di Puma.
Adesso facciamo due conti a livello mondiale per capire quanto alla Federcalcio italiana convenga tenersi stretta Puma. Lo facciamo con una classifica stilata da Sportspromedia.com e con le cifre in dollari. La Francia con Nike ha il contratto più ricco, gli Azzurri sono sesti e davanti all’Argentina.
Francia 63M dollari all’anno (fino al 2018)
Inghilterra 45M dollari all’anno (fino al 2018)
Germania 37M dollari all’anno (fino al 2018)
Brasile 34M dollari all’anno (fino al 2018)
Spagna 32,7M dollari all’anno (fino al 2018)
Italia 20M dollari all’anno (fino al 2022)
Argentina 11M dollari all’anno (fino al 2022)
Giusto per capire l’importanza dell’accordo con Puma segnaliamo che la Svizzera prende 1,5 milioni all’anno e con accordo fino al 2016. Non solo: guardiamo chi erano gli sponsor tecnici presenti all’ultimo Mondiale in Brasile. Nike aveva 10 squadre, adidas 9, Puma 8. Poi il baratro: Lotto (unico brand italiano con il Costa Rica), Marathon, Joma, Uhlsport e Burrda rispettivamente con una nazionale a testa.
La situazione non permette scelte romantiche: o si sta con le tre sorelle Nike, adidas e Puma o si finisce nel gruppo anonimo che cerca un posto al sole, ma che difficilmente vede lo sponsor tecnico come partner per lo sviluppo commerciale e dunque la crescita del movimento. Dobbiamo sfornare nuovi campioni se vogliamo vincere un Mondiale o un Europeo di calcio. A quel punto: chi avrebbe il coraggio di dire che la maglia azzurra è brutta?
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