Prima volta nella storia del basket Usa: tutte le maglie con soprannomi
Le maglie con i soprannomi faranno il debutto nel basket Nba con il match tra Brooklyn Nets e Miami Heat. Venerdì 10 gennaio 2014 Brooklyn-Miami è dunque la sfida dei soprannomi, con la Nba che permetterà ai giocatori di indossare uniformi con un nickname scelto da loro sulla schiena. Prima volta nella storia della lega pro, ma non in assoluto nello sport Usa.
Le divise con soprannomi che compariranno sulla schiena dei giocatori di Miami sono molto interessanti. Ray Allen sarà per davvero sul parquet “J. Shuttlesworth”, il multi-tatuato Chris Andersen terrà fede al suo “Birdman” mentre sua maestà LeBron James opta per un classico “King James”. Joel Anthony sarà “Doc”, Shane Battier “Battle” (voleva Batman, ma la Warner Bros ha detto di no) e Michael Beasley “B Easy”. Poi ancora: Mario Chalmers “Rio”, Norris Cole “Cole Train”, Rashard Lewis “Sweet Lew” e Roger Mason Jr. “Moneymase”. A corto di fantasia Chris Bosh che usa “CB”, Udonis Haslem “UD”, James Jones “JJ”, Greg Oden “G.O.” e Dwyane Wade che usa lo scontato “D. Wade”.
Strepitose alcune scelte dei Brooklyn Nets per i nickname da piazzare sulle divise della partita contro Miami. Reggie Evans ha scelto “Joker”, Kevin Garnett è il classico “The Big Ticket”, Brook Lopez rende omaggio al quartiere di New York con “Brooklyn” (che così sarà scritto sulla divisa dei Nets dietro e davanti), Paul Pierce “Truth”, Mason Plumlee “Plums”, Jason Terry “Jet” e Deron Williams “D-Will”. Joe Johnson per non sbagliare opta “JJ” mentre il russo Andrei Kirilenko abbandona la scelta criptica di “AK-47” per “Кириленко” in caratteri cirillici.
Come hanno reagito i giocatori all’idea di piazzare il loro soprannome sulla maglia da gioco della Nba? “Siamo come bambini che giocano, ognuno di noi aveva un soprannome da bambino e in questo modo i tifosi ne possono sapere un po’ di più”, ha detto Ray Allena alla Associated Press anche se poi ha scelto di giocare con il nickname “J. Shuttlesworth” come il personaggio interpretato nel 1998 per il film di Spike Lee “He Got Game”.
E’ la prima volta che si indossano nickname al posto dei cognomi sulle maglie dei giocatori? No, visto che già Pete Maravich usò “Pistol” quando giocò per Utah Jazz e Atlanta Hawks negli Anni 70. Anche Elvin Hayes usò “E” durante i suoi anni con gli Houston Rockets. Ricordate Rudy Tomjanovich giocatore — prima — e coach — poi con due titoli vinti — sempre dei Rockets? La sua maglia aveva la scritta “Rudy T”.
Negli sport Usa l’uso di piazzare i cognomi dei giocatori sulla schiena iniziò nel 1960 con i Chicago White Sox del baseball. Poi l’anarchia fino agli Anni 70 in quasi tutti i campionati pro che pertò a usare anche tanti nickname. Il caso più discusso in America? Quello del running back Rod Smart che si faceva chiamare “He Hate Me” (“mi odia”, riferito al suo avversario a fine partita; Ndr) ai tempi della defunta lega di football Xfl con i Las Vegas Outlaws: passato alla Nfl con i Carolina Panthers usò il suo vero cognome.
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