Cosa resta al termine del derby del Michigan tra Spartans e Wolverines vinta dei Verdi griffati Nike? Prima di tutto le divise delle due squadre di football, che per il Paul Bunyan’s Trophy sono state qualcosa di nuovo e innovativo. Con una vittoria di adidas per quanto riguarda la cura dei dettagli.
Sfida boombastica per il football universitario negli Stati Uniti: a East Lansing, Michigan, nello Spartans Stadium, si è giocata la sfida Michigan State University contro University of Michigan. In palio il Paul Bunyan’s Trophy nel derby tra due squadre della Big Ten Conference: hanno vinto gli Spartans (Michigan State) 28-14 contro i Wolverines. Grandi feste per gli Spartans che da sempre considerano i Wolverines i loro “avversari numero uno” mentre questi ultimi lasciano l’etichetta a Ohio State. Forse perché Michigan tra il 1916 e il 1933 ha vinto 16 delle 18 sfide tra i due atenei.
Per la partitissima del Michigan in campo anche la sfida tra gli sponsor tecnici delle due università: Spartans vestiti da Nike e Wolverines da adidas. A mio parere questa sfida è stata vinta dall’ateneo di Michigan, che per l’occasione ha tirato fuori dagli armadietti un look vintage, clamorosamente efficace e con colpo di scena. Dopo il riscaldamento effettuato sul campo con la tradizionale divisa da trasferta, i Wolverines sono rientrati in campo con maglia bianca della serie “Under the Lights” vista contro Notre Dame, ma con i pantaloni bianchi e non gialli: un’abbinamento visto l’ultima volta nel 1975. La divisa è un riassunto di particolari che ripercorrono i 132 anni della squadra di football come anche il numero sui caschi, una tradizione abbandonata negli Anni ’60. Da segnalare la particolarità anche della sottomaglia adidas TECHFIT con le scritte “Victors” sul bicipite destro e “Valiant” sul sinistro, che riprendono l’inno dell’University of Michigan. Gli Spartans di Nike hanno scelto di stravolgere i colori tradizionali e sono passati dal biancoverde al verdenero con dettagli in bronzo (tonalità usata per il casco). Un effetto un po’ cupo e molto gotico, che però non risaltava il nome dei giocatori sulla schiena e della squadra sul petto.
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