Il presidente del Dijon Football Côte-d’Or, Bernard Gnecchi, di chiare origini italiane, è sul piede di guerra con la Federcalcio francese per una questione legata ai jersey sponsor del suo club. Una presa di posizione, quella di Gnecchi, che rischia di mettere in difficoltà economica la squadra appena promossa in Ligue 1. I fatti. Il prossimo 26 ottobre per gli ottavi di Coppa di Francia il Digione vuole scendere in campo con altri due sponsor sulla maglia: Coup d’Pouce e Autour des Williams, associazioni umanitarie. Si aggiungerebbero agli altri cinque partner commerciali presenti sulla divisa oltre a Nike che è il fornitore tecnico della società. Superato ampiamente il limite di 1250 cm² concessi ai jersey sponsor: in arrivo una multa da 5mila euro a partita.
Gnecchi tira dritto. “Sono due associazioni senza fini di lucro e non riceviamo denaro da loro — ha detto il presidente a L’Equipe –, inoltre queste associazioni hanno utilità sociale perché tutti noi prima o poi potremmo avere bisogno di loro e non dobbiamo dimenticarci della loro presenza e per questo ritengo fondamentale mettere i loro marchi sulla maglia del Digione“. E poi la sparata: “Pronti a retrocedere in Ligue 2 pur di andare avanti con il nostro progetto“. Nella seconda divisione l’eccesso di sponsor sulle maglie è tollerato nonostante le regole siano le stesse della massima serie. Manca però il buon senso: come si fa a trasformare i giocatori in veri e proprio cartelloni pubblicitari ambulanti? E i tifosi che devono tollerare così tanti marchi a sporcare la maglie della squadra del cuore? E’ ora di una regola europea almeno per le prime divisioni nazionali: sia per i jersey sponsor che per i partner senza fini di lucro.
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