Notizia curiosa che arriva dagli Usa, dove è in pieno svolgimento il campionato di calcio della Mls. Quello che è successo ai Vancouver Whitecaps, franchigia canadese affiliata alla Major League Soccer, forse incarna i peggiori incubi dello sport professionistico americano (e non solo). Prima di tutto la squadra è arrivata a San Josè per giocare contro gli Earthquakes lasciando a casa dei borsoni con le maglie per una manciata di giocatori: tra questi anche il portiere Joe Cannon. Cosa fare? Semplice: andare a cercare i tifosi dei Whitecaps e chiedere loro in prestito le maglie replica e adattarle per l’occasione (con nome e numero). La promessa dei dirigenti canadesi è stata quella di rendere le divise a fine partita. Ovviamente i tifosi hanno accettato ma i giocatori Eric Hassli, Mustapha Jarju, Davide Chiumiento e Jeb Brovsky si sono visti recapitare negli spogliatoi maglie in formato XL e decisamente oversize. Per il portiere la soluzione è stata più complessa: la maglia adidas è stata comprata in un negozio di articoli sportivi e adattata come possibile per l’occasione. Nessun problema per colore, nome e numero: il jersey sponsor Bell è stato scritto con il pennarello e non è stato applicato lo stemma societario.
Ovviamente l’iniziativa dei dirigenti dei Caps è stata commentata in modo ironico dai tifosi che inizialmente pensavano a uno scherzo, ma poi hanno avuto i dettagli dallo stesso management canadese. Qualcuno, sul Web, si è irritato per l’idea di scrivere a mano lo sponsor sulla maglia da portiere piuttosto che trovare uno stemma del club ma sappiamo bene come i tifosi americani siano contrari, in genere, ai partner commerciali sulle divise delle squadre professionistiche e universitarie. La partita è finita 2-2. A fine luglio lo stadio di Vancouver avrà una capienza aumentata a 27.500 posti: in caso di dimenticanze sicuramente non mancheranno le maglie. Ma ricordate a qualche tifoso di andare a vedere la partita anche con la maglia da portiere!
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