Belgio, una maglia ma due anime: e adesso cosa si fa?

I Diavoli rossi potrebbero scomparire. E non sarebbe più la stessa cosa…

Seguo sempre con piacere e interesse le notizie che arrivano dal Belgio. Vado spesso a Bruxelles e dintorni per degustare, con amici, le ottime birre artigianali prodotte nella campagna della Vallonia (quelle fiamminghe sono troppo lontane per le mie escursioni in giornata).


Rimango davvero perplesso quando leggo le possibili conseguenze di una crisi politica (ma non solo, a questo punto…), che potrebbe portare allo scioglimento di un Regno del Belgio profondamente diviso fra due comunità linguistiche etnicamente diverse. A Nord e a Sud di una frontiera linguistica stabilita nel 1963, che divide le Fiandre dalla Vallonia. E poi ci sono anche i belgi di lingua tedesca e il distretto bilingue di Bruxelles.


Cosa unisce i belgi? La monarchia, le patatine fritte, le birre e la nazionale di calcio. I Diavoli rossi (Rode Duivels o Diables Rouges), che nella mia mente sono ben presenti: la finale di un Campionato europeo nel 1980 in Italia. La prima che ho visto in tv. Avevo anche il pallone con la mascotte ufficiale della manifestazione: un Pinocchio con naso tricolore.


E poi il Belgio in semifinale ai Mondiali del 1986 con Vincenzo Scifo a centrocampo e il portiere Jean-Marie Pfaff. Tutti bei ricordi, che rischiano di scomparire come anche la nazione nata “per sbaglio” nel 1830 e che nessuno sembra più volere. Se la Vallonia venisse assorbita dalla Francia (come qualcuno propone) rimarebbe la nazione delle Fiandre. E non sarebbero più diavoli rossi.

Non sarebbe più la stessa cosa…

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